Sciopero generale dei tassisti il prossimo 21 novembre
I sindacati dei tassisti confermano lo sciopero nazionale del 21 novembre dopo l’incontro con il governo sul decreto interministeriale di riordino del settore.
«Confermiamo lo sciopero generale del 21 novembre e chiameremo i lavoratori alla massima mobilitazione». È questo l’annuncio di Nicola Di Giacobbe, coordinatore nazionale di Unica Taxi Cgil al termine dell’incontro con il governo sul decreto interministeriale di riordino del settore. «Il decreto è inaccettabile e irricevibile: governo e ministeri decidano, o stanno con le forze sane oppure hanno scelto la deregolamentazione del servizio pubblico» ha dichiarato Di Giacobbe.
«Le proposte del governo sono irricevibili», ha dichiarato Alessandro Atzeni del coordinamento nazionale Uil Trasporti Taxi, confermando la mobilitazione. «E confermiamo anche le mobilitazioni a rotazione sotto le prefetture delle grandi città. Si parte da Milano il 24 e più avanti Firenze, Bologna, Torino, Roma».
Programmata in un primo momento per il prossimo 7 novembre, l’astensione dal servizio da parte dei tassisti è stata fissata dunque per martedì 21 novembre. Il rinvio è stato deciso per la vicinanza della data del 7 con lo sciopero generale del 10 novembre degli autonomi, dovendo per legge intercorrere un tempo di 10 giorni tra uno protesta e l’altra che riguarda i servizi pubblici.
In una lettera al governo i tassisti lamentano che «oramai da troppo tempo subiscono la concorrenza sleale di vettori esercenti di fatto l’attività di servizio taxi senza però essere sottoposti alle medesime regole a tutela del servizio pubblico. Situazione aggravata dall’apparire sul mercato di multinazionali che stanno trasformando quelli che erano e sono fenomeni di insopportabile abusivismo in vero e proprio “caporalato digitale”».
I sindacati lamentano anche la mancata applicazione del decreto attuativo interministeriale che avrebbe di fatto consentito alla categoria di riaffermare la legalità nel settore, combattere i fenomeni di abusivismo e normare le piattaforme tecnologiche, è rimasta una vana promessa che assume ogni giorno che passa il sapore della beffa».