Il piano B di Gentiloni: cercare in via Nazionale il candidato alternativo
Istituzioni. Il presidente del Consiglio insieme al governatore Ignazio Visco
In tutta Europa sono rimasti sei i premier socialisti (su ventotto), al summit Pse Paolo Gentiloni è diventato quasi una star e infatti Jeremy Corbyn, aspirante premier del Regno Unito, ha chiesto di poterlo incontrare. Immaginando di trarne un qualche ritorno politico e di immagine. In compenso la star Gentiloni ha schivato i giornalisti, interessati a strappargli almeno una parola sulla vicenda di Banca d’Italia. Per il presidente del Consiglio bocca cucita per tutto il giorno, dedicato al Consiglio europeo. Ovviamente tanti sms, mail, telefonate per aggiornarsi sulle ultimissime della vicenda Bankitalia.
In pubblico Gentiloni ostenta da giorni un silenzio impenetrabile, interrotto soltanto da un comunicato mattutino, firmato da «fonti di palazzo Chigi» nel quale per la prima volta Gentiloni ha parlato per dire che le decisioni sulla nomina del governatore della Banca d’Italia «saranno basate sulle prerogative a lui attribuite dalla legge e ispirate esclusivamente al criterio di salvaguardia dell’autonomia dell’Istituto».
Come dire: l’indicazione del governo sarà condizionata da un unico imperativo categorico: l’autonomia di Banca d’Italia. Chiunque sia il prescelto. Certo, Gentiloni non dice che a via Nazionale arriverà un nuovo governatore e neppure vi allude. Eppure proprio sul possibile avvicendamento di Ignazio Visco si è aperto ieri il primo, vero spiraglio di una vicenda di grande incertezza. Istituzionale. Politica. Umana.
A dispetto del silenzio ostentato in pubblico, il capo del governo ha preso due decisioni: porre comunque fine al tormentone-Bankitalia, fissando per il 27 ottobre la data del Consiglio dei ministri nella quale si indicherà il nome del prescelto. E la seconda, più che una scelta, è una necessità: davanti alla crescente ostilità politica verso Visco, a palazzo Chigi sono tornati al telaio al quale si lavorava da mesi: sondare le chance di una candidatura alternativa per la guida della Banca d’Italia.
Gentiloni sa che il capo dello Stato continua a preferire una conferma di Visco, sa che su tutta questa vicenda al momento opportuno influirà il pensiero del presidente della Bce Mario Draghi. Eppure, dopo i primissimi riservatissimi carotaggi, a fine giornata da Bruxelles risultavano in ascesa le quotazioni di Salvatore Rossi, 68 anni, attuale direttore generale della Banca d’Italia, incarico assunto nel 2013.
Una giornata iniziata prestissimo per il presidente del Consiglio, che peraltro è molto mattiniero. Tre giorni fa, alla Camera, Bruno Tabacci si è sentito dire proprio da Paolo Gentiloni: «Ti ho sentito stamattina alla radio, alle 6,40…». Ieri mattina alcuni giornali accreditavano una rottura personale tra Gentiloni e Renzi e conseguentemente un premier tutto proteso nella conferma di Ignazio Visco.
In realtà da mesi, a palazzo Chigi, si lavorava nella più assoluta discrezione su più scenari: la conferma dell’attuale governatore, (opzione preferita) e una candidatura alternativa. E nel caso di questa subordinata, da mesi si stava lavorando su due ipotesi: una personalità del «vivaio» di Bankitalia. Oppure un «Papa straniero».
Poi la sortita clamorosa di Matteo Renzi, con quella mozione parlamentare, ha disfatto la doppia tela - conferma di Visco, nuovo governatore – sulla quale Gentiloni stava lavorando da mesi. E la sequenza successiva ha inizialmente complicato i giochi: il coro anti-Renzi di tutto il sistema politico-mediatico a caldo ha irrigidito il segretario del Pd nel ribadire il suo no a Visco. Ma proprio la sua tenuta ha finito per riaprire la strada della successione alternativa.
Una ipotesi che già due sere fa aveva ripreso quota. E a questo riguardo, facevano notare fonti di palazzo Chigi, «Berlusconi con la sua dichiarazione anti-Visco, rischia di essere arrivato tardi…». Certo, manca ancora una settimana alla indicazione da parte del Consiglio dei ministri del candidato alla guida della Banca d’Italia e dunque è ancora presto per azzardare previsioni fondate su come si concluderà la vicenda.
Se alla fine Visco dovesse decidere di fare il fatidico passo indietro, la vittoria di Renzi avrebbe un caro prezzo. L’incrinatura del suo rapporto personale con Paolo Gentiloni. A distanza di diversi giorni, resta ancora un punto oscuro e ambiguo: il presidente del Consiglio era stato informato da Renzi o da Maria Elena Boschi di quella mozione così spinta? Ieri Renzi ha usato un’espressione ambivalente: «Il governo sapeva». Ma ora la parola passa a Paolo Gentiloni. Oggi, giornata conclusiva del Consiglio europeo e nulla fa pensare all’annullamento della consueta conferenza stampa del presidente del Consiglio.