È allerta smog in tutto il Nord Italia. Ma ogni città fa a modo suo
La Pianura Padana coperta dallo smog, vista dalla Stazione Spaziale Internazionale, nella foto postata sul suo profilo Twitter dall’astronauta italiano Paolo Nespoli (Rielaborazione La Stampa/Centimetri)
E dire che quest’anno le premesse per fare un po’ d’ordine c’erano tutte. In estate le quattro regioni del Bacino Padano - Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, l’area più inquinata del continente, secondo i dati dell’Agenzia europea per l’Ambiente - avevano firmato con il ministero dell’Ambiente un protocollo. Iniziative comuni, stessi orari, identica estensione temporale. Poi ciascuno ha continuato a fare di testa sua o quasi.
I blocchi per i veicoli più inquinanti avrebbero dovuto cominciare il primo di novembre e concludersi il 31 marzo. Invece Milano è partita martedì, Bergamo anche, Torino ha seguito a ruota mercoledì. Poi si sono mosse Brescia, Cremona, Mantova, Lodi, Monza. Quindi 62 Comuni veneti, tra cui Rovigo, Treviso e Vicenza. E oggi tocca a Pavia. Ogni città sta decidendo da sola quando partire. E come. Il testo concordato dalle Regioni con il ministro Galletti stabilisce una cornice, ma non impedisce a nessun sindaco di inasprirla a piacimento. Così a Milano Giuseppe Sala ha anticipato tutti. E Chiara Appendino l’ha seguito il giorno dopo, litigando con la Regione che l’accusa di voler fare «la prima della classe». In effetti potrebbe non avere tutti i torti, la giunta Chiamparino, perché l’amministrazione 5 Stelle di Torino ha stravolto il protocollo: ha esteso gli orari e, unica città italiana, anche le categorie di veicoli coinvolti.
Nel Bacino Padano, dopo quattro giorni consecutivi con il Pm10 oltre i 50 microgrammi al metro cubo i veicoli diesel fino all’Euro 4 adibiti al trasporto persone si devono fermare dalle 8,30 alle 18,30; e così i mezzi che trasportano merci, dalle 8,30 alle 12,30, ma solo fino ai diesel Euro 3. A Torino no: lo stop riguarda i veicoli fino al diesel Euro 4 e va dalle 8 alle 19 per le auto (tutti i giorni ) e dalle 8,30 alle 14 e dalle 16 alle 19 per il trasporto merci, ma solo da lunedì a venerdì, perché il sabato e festivi si cambia e i furgoncini non possono circolare nella fascia 8,30-15 e 17-19.
Se poi le polveri sottili restano oltre i livelli di guardia per dieci giorni consecutivi il piano generale prevede lo stop anche agli Euro 4 diesel adibiti al trasporto merci e una estensione degli orari di blocco (dalle 8,30 alle 18,30) per gli Euro 3 diesel, sempre trasporto merci. Ma a Torino gli Euro 4 sono già al bando e così, tocca anche agli Euro 5.
Sempre per distinguersi, Torino ha introdotto un terzo livello: dopo venti giorni di sforamenti tutti i veicoli dovranno fermarsi, indipendentemente dal tipo di alimentazione e dalla categoria. Eventualità estrema? Nemmeno per idea: ieri in città i valori di smog erano oltre il consentito per il decimo giorno consecutivo e, viste le previsioni, non è escluso si arrivi a venti. Non sarebbe la prima volta: nell’inverno di due anni fa il Pm10 si mantenne oltre i 50 microgrammi per 40 giorni, dal 24 novembre al 2 gennaio. Dovesse ripetersi una situazione analoga a Torino non ci sarebbe un solo veicolo privato (salvo le deroghe) autorizzato a circolare tra le 8 e le 19. «Roba che nemmeno durante la crisi petrolifera del 1973», ironizzano i critici.
Di adottare misure omogenee in tutta la Pianura Padana non se ne parla. Del resto le Regioni non sono riuscite a mettersi d’accordo nemmeno sui criteri per individuare i Comuni cui applicare i blocchi. Lombardia ed Emilia Romagna hanno imboccato la strada più semplice: i provvedimenti valgono nei Comuni con più di 30 mila abitanti, 40 in Lombardia e 22 in Emilia. Il Piemonte ha voluto complicarsi la vita: si blocca nelle città con oltre 20 mila abitanti che tra il 2011 e il 2016 hanno registrato in almeno tre anni più di 35 giorni con Pm10 sopra i 50 microgrammi al metro cubo. Sono 44. In Veneto, invece, i Comuni interessati sono quasi il doppio: 85, tutti quelli con più di 30 mila abitanti e quelli che rientrano negli agglomerati urbani dei capoluoghi. Dunque non si usa l’auto a Venezia ma anche a Marcon (17 mila abitanti), e Quarto d’Altino che ha appena 8 mila abitanti ma ha la pecca di gravitare nell’orbita della Laguna.
Non è finita: dal prossimo ottobre fino al 31 marzo 2019 i diesel Euro 3 non potranno mai circolare dalle 8,30 alle 18,30 anche quando l’aria è pulita. Dal 2020 toccherà ai diesel Euro 4 e dal 2025 agli Euro 5. Sempre che, come al solito, qualcuno non decida di fare di testa sua e anticipare tutti.