Torino, ucciso dalla droga comprata online: la prima vittima italiana dell’U47700

La sostanza sintetica venduta in rete non viene riconosciuta dai Sert

Ecco tre delle confezioni con la droga comprate da Mario: la moglie le ha scoperte


Pubblicato il 20/10/2017
Ultima modifica il 20/10/2017 alle ore 13:05
TORINO

Mario aveva 42 anni, moglie e due figli di 10 e 12 che gli sono stati vicino fino all’ultimo, affrontando una prova più grande di loro. «Eravamo una famiglia felice, avevamo tutto, anche il superfluo», racconta Francesca. Mario è morto in estate, trovato dalla moglie sul pavimento di casa, devastato da una droga chimica - ma non ancora illegale - comprata a poco prezzo nel mare dell’Internet sommerso. L’Istituto Superiore di Sanità ora ha dichiarato che è la prima vittima italiana dell’U47700, uno degli oppioidi sintetici che si possono ricevere comodamente per posta, via raccomandata. Lo chiamano «Pink», per il colore rosa pallido della sostanza. Negli Usa ha finora ucciso 46 persone, 31 a New York e dieci in North Carolina. Un’altra persona ne ha fatto uso nel nostro Paese fino a rischiare la vita, ma è stato salvato in extremis. 

 

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L’ULTIMO VIDEO  

Nell’ultimo terribile video girato di nascosto a cena dalla moglie, Mario si addormenta a tavola mentre parla. Come se il suo cervello, d’improvviso, rallentasse e si spegnesse. Francesca ha registrato questa e altre immagini con il telefonino per consegnarle al Sert, il Servizio tossicodipendenze dove il marito era seguito e dove pochi giorni prima della morte avevano concluso che non essendoci nel sangue tracce né di eroina né di altre sostanze note «evidentemente soffriva solo di attacchi di panico che probabilmente nascevano da problemi di coppia, e li avremmo risolti rapidamente con una buona psicoterapia». 

Il dramma di Mario, e quello dell’intera famiglia, è ora sul tavolo della procura di Torino che ha aperto un’inchiesta. Due i due filoni di indagine. Il primo: dove e come è stata comprata quella sostanza mortale? Mario ha pagato attraverso Bitcoin (la moneta virtuale) depositando il denaro in una banca di Londra. Il secondo: com’è possibile che al Sert non abbiano riconosciuto ciò che stava accadendo? «Mario - dice l’avvocato Silvia Grosso, che segue il caso - aveva espressamente dichiarato di prendere “ogni tipo di droga”, anche sperimentale». Ma i test affidati al centro Antidoping hanno rilevato soltanto con l’autopsia ciò che prima non avevano visto. Per ora non ci sono comunque indagati. 

 

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LA VITA SI SPEGNE  

La vita di Mario ha iniziato a spegnersi due anni fa. Lui e Francesca si amavano da venti. Informatico di professione, conosceva bene la Rete e come muoversi. «La sera del suo quarantesimo compleanno - ricorda la moglie - mi ha parlato per la prima volta di un sito di psiconauti. Aveva scoperto come farsi una canna con la sigaretta elettronica, fumando un deodorante venduto in Spagna. Voleva provare. Ognuno poi descrive la propria esperienza sul sito». 

Come dal deodorante sia arrivato all’U47700 è ciò che anche l’indagine vuole scoprire. Ed è anche il motivo per cui Francesca accetta di raccontare il suo dramma: «Non deve più succedere ad altri, bisogna saper cogliere i segnali d’allarme». Spiega: «Io mi sono insospettita di tutte quelle raccomandate che improvvisamente arrivavano con il postino. Un giorno ne ho aperta una e ho trovato quella roba». 

 

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OPPIACEO SINTETICO  

Mario è morto un po’ per volta, lentamente, giorno dopo giorno, all’inizio senza accorgersene. «Non si è mai bucato: inalava, sniffava o si drogava per via rettale». L’oppiaceo sintetico gli ha «bruciato» il cervello: ha iniziato ad addormentarsi in piedi, è finito in ospedale in preda a una crisi epilettica («E anche lì ci hanno detto che era un semplice attacco d’ansia»), è diventato intrattabile persino per i figli. Ad un certo punto non è stato più possibile nascondere loro la verità. La figlia più piccola correva, quando a cena papà si «spegneva» rischiando di cadere dalla sedia. «Prima di allora - ricorda la moglie - Mario è sempre stato un padre splendido e un marito amorevole». 

L’ultima volta che si è rivolto al Sert è stato per ritirare l’esito degli esami del sangue e delle urine: negativi. «Da quel momento ci siamo sentiti soli, per loro era una questione chiusa», accusa Francesca. Mario è morto di overdose otto giorni dopo. «Mi auguro - dice ora l’avvocato Grosso - che la procura vada fino in fondo a questa vicenda, e spero anche che Sert, Serd, Asl e ospedali si aggiornino e soprattutto inizino a lavorare in rete scambiandosi le informazioni necessarie a far fronte a queste nuove droghe». 

 

 

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