Su Facebook arrivano le notizie a pagamento

Al via la sperimentazione per il supporto degli abbonamenti sul social network. Tra i partner le più prestigiose testate di tutto il mondo. In Italia c’è il gruppo Gedi
AFP


Pubblicato il 19/10/2017
Ultima modifica il 19/10/2017 alle ore 18:41

Come aveva anticipato per prima La Stampa mesi fa, Facebook ha avviato una sperimentazione per permettere agli editori di distribuire a pagamento alcune o tutte le notizie sul social network. 

 

“Nel corso delle prossime settimane - si legge in un comunicato - lanceremo un test per supportare i modelli di abbonamento alle notizie negli Instant Article, in partnership con 10 editori negli Stati Uniti e in Europa. Questo primo test sarà disponibile sui dispositivi Android e speriamo di espanderlo presto. 

Questo test è il risultato del lavoro che stiamo facendo attraverso il Facebook Journalism Project. Dialoghiamo costantemente con editori in tutto il mondo, per comprendere meglio le loro esigenze e i loro obiettivi e collaborare con loro, già nelle fasi iniziali del processo, allo sviluppo di nuovi prodotti.  

All’inizio di quest’anno, molti editori hanno identificato negli abbonamenti una priorità fondamentale per i loro business. Abbiamo quindi lavorato con un gruppo diversificato di editori e di esperti esterni per progettare, perfezionare e sviluppare un test adatto ai diversi modelli premium di fruizione delle notizie. Abbiamo anche appreso dagli editori quanto mantenere il controllo sui prezzi, sulle offerte, sulle relazioni con gli abbonati e sul 100% delle entrate sia fondamentale per le loro attività e questo test è stato progettato per consentire proprio questo. 

 

I partner  

I partner coinvolti sono tra le più importanti testate di tutto il mondo: Bild, The Boston Globe, The Economist, Hearst (The Houston Chronicle e The San Francisco Chronicle), La Repubblica, Le Parisien, Spiegel, The Telegraph, Tronc (The Baltimore Sun, The Los Angeles Times e The San Diego Union Tribune) e The Washington Post. 

 

Massimo Russo, Direttore Generale della Digital Division di Gedi Gruppo Editoriale: «La collaborazione con Facebook e con le piattaforme digitali per testare la disponibilità degli utenti a pagare per il giornalismo riveste per noi grande importanza. È una strada sulla quale stiamo lavorando per affiancare a Repubblica.it nuovi prodotti di analisi e approfondimento». 

 

Come funziona  

Facebook scende anche nel dettaglio e spiega come funzionerà il test: 

“Supporteremo un paywall negli Instant Article sia per i modelli metered, a numero definito di articoli (inizieremo con 10 articoli e testeremo delle variazioni partendo da quel numero) sia per i modelli freemium (in cui l’editore controlla quali articoli vengono bloccati). 

Quando una persona, non ancora abbonata ad una testata, si imbatterà in un paywall all’interno degli Instant Article, visualizzerà la richiesta di abbonarsi per ottenere l’accesso completo ai contenuti di quel editore. 

Se questa persona deciderà di abbonarsi, la transazione avrà luogo sul sito dell’editore. L’editore gestirà direttamente il pagamento e tratterrà il 100% dei ricavi. 

Il rapporto tra editore e abbonato funzionerà esattamente nello stesso modo in cui avviene oggi sul sito dell’editore, dove quest’ultimo ha accesso diretto e completo controllo, tra le altre cose, sull’impostazione dei prezzi e della proprietà dei dati degli abbonati. 

Questi abbonamenti includono l’accesso completo al sito e alle app dell’editore.  

Chi è già abbonato ad una testata coinvolta nel test, potrà autenticarsi all’interno degli Instant Article per ottenere l’accesso completo agli articoli di quell’editore. 

Testeremo, inoltre, altre funzionalità che possano portare agli editori ulteriori abbonamenti, prima che una persona raggiunga il paywall. Queste novità comprendono una Call to Action (CTA), che apparirà all’interno degli Instant Article, simile a altre CTA come “Email Sign-Up” (per iscriversi alle newsletter) o “App Install” (per installare l’App). Sperimenteremo anche un pulsante “Abbonati” che sostituirà il pulsante “Mi piace” nell’angolo in alto a destra di un articolo. Continueremo a collaborare con gli editori per perfezionare queste funzionalità e costruirne di nuove. 

Come per molti dei prodotti che creiamo a Facebook, osserveremo con attenzione come reagiscono le persone a questa nuova esperienza e lavoreremo con questi partner per analizzare, imparare e replicare nel tempo. In futuro speriamo di poter estendere il test ad altri partner. 

 

Il futuro  

“Stiamo continuando a investire negli Instant Article - spiega il social network - perché i dati hanno dimostrato che le persone preferiscono leggere su mobile contenuti che si caricano velocemente, e ciò si traduce in più traffico e engagement per gli editori. 

Da oltre un anno stiamo sviluppando negli Instant Article strumenti che aiutino gli editori a creare relazioni più profonde con il proprio pubblico, tra cui le call to action “Email Sign-Up” e “App Install”. Per molti editori, l’obiettivo è che ciò porti alla fine ad un abbonamento e come Facebook vogliamo pienamente supportarli in questo. Gli editori che non utilizzano gli Instant Article hanno oggi comunque la capacità di implementare paywall e modelli di sottoscrizione mobile. 

Allo stesso tempo, continueremo a lavorare per migliorare ulteriormente le performance delle inserzioni negli Instant Article. Solo quest’anno, il ricavo medio per page view è aumentato del 50% e gli Instant Article generano più di 1 milione di dollari al giorno agli editori tramite Audience Network. 

Continueremo a investire per trovare nuove modalità per abilitare il business degli abbonamenti degli editori – tra cui lavorare con gli editori per eliminare le difficoltà nel flusso di conversione per abbonarsi, sfruttare i dati per targettizzare meglio i contenuti e le offerte verso abbonati potenziali e esistenti, e migliorare i nostri strumenti di marketing per renderli più adatti alle esigenze degli editori. Non vediamo l’ora di lavorare con i nostri partner per contribuire a sostenere un importante modello di business per il settore dell’editoria”. 

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