Guardia civil nella sede della polizia catalana. Puigdemont: senza dialogo sarà indipendenza
Il presidente catalano Carles Puigdemont
Il conflitto tra Spagna e Catalogna entra ufficialmente in una nuova fase. Sospensione dell’autonomia e forse dichiarazione unilaterale di indipendenza. È scaduto stamattina alle 10 l’ultimatum con il quale il governo Rajoy chiedeva a Puigdemont di «rientrare nella legalità» ovvero di abbandonare la via della secessione unilaterale. Ma il governo catalano non ha fatto passi indietro, complice anche un clima diventato di nuovo incandescente con gli arresti dei leader indipendentisti Cuixart e Sànchez. Puigdemont ha inviato una lettera dura a Rajoy: «Il suo governo insiste nell’impedire il dialogo e nella repressione, quindi il parlamento catalano, se lo riterrà opportuno, potrà procedere alla votazione dell’indipendenza». Qui però arriva una precisazione importante: «L’indipendenza non si votò il 10 ottobre». Una frase che sembra rispondere a quella domanda «avete dichiarato la secessione?» che Madrid aveva posto formalmente. Secondo le intenzioni della Generalitat si tratta di un ultimo appello: siamo ancora in tempo per dialogare.
Intanto però il clima resta molto teso. Gli agenti della Guardia Civil del comando di Barcellona e specialisti in reati telematici stanno effettuando perquisizioni nel commissariato dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, nella città di Lleida. L’operazione, che avviene su mandato di un giudice istruttore, mira al sequestro delle registrazioni delle comunicazioni avvenute prima, durante e nelle ore successive al referendum, e all’acquisizione di altra documentazione.
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Madrid però non si accontenta e passa alla fase successiva. La Spagna procede alla sospensione parziale dell’autonomia regionale, con l’applicazione dell’articolo 155 previsto per sabato, quando si riunirà un consiglio dei ministri straordinario che dovrà approvare le misure per «proteggere gli interessi generali degli spagnoli, tra cui i cittadini della Catalogna, e restaurare l’ordine costituzionale nella Comunità autonoma». Secondo il portavoce dell’esecutivo spagnolo Inigo Mendez de Vigo, Puigdemont «non ha risposto» alle richieste del governo. Per questo Madrid andrà avanti nell’applicazione dell’articolo 155. A quel punto la Catalogna potrebbe dichiarare, stavolta senza prudenze e congelamenti, l’indipendenza. Questa mossa, nell’aria già da giorni è stata confermata ieri dallo stesso Puigdemont durante un vertice del suo partito, il PDeCat finora il più dubbioso riguardo alla prospettiva della rottura.
L’ipotesi delle elezioni resta però aperta, Madrid lascia intendere che qualora il governo catalano dovesse sciogliere il parlamento la sospensione dell’autonomia si fermerebbe. Ma Puigdemont pensa a un altro tipo di elezioni: quelle costituenti per scrivere o principi della nuova repubblica.
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