Thyssenkrupp: la Cassazione boccia ricorsi, giuste le condanne dei giudici

Nessun errore nella sentenza di condanna definitiva per il rogo allo stabilimento torinese
ANSA

Harald EsPenhahn amministartore Thyssenkrupp, l’avvocato Ezio Audisio e Gerald Priegnitz in una foto del 4 novembre 2009.


Pubblicato il 19/10/2017
Ultima modifica il 19/10/2017 alle ore 18:04
roma

Nessun errore nella sentenza di condanna definitiva per il rogo avvenuto allo stabilimento torinese della Thyssenkrupp, in cui, nel dicembre 2007, persero la vita 7 operai. Con questa motivazione la terza sezione penale della Cassazione ha bocciato, dichiarandoli inammissibili, i ricorsi straordinari presentati dall’amministratore delegato della Thyssen Harald Espenhahn (condannato a 9 anni e 8 mesi), dai dirigenti Gerald Priegnitz, Marco Pucci (entrambi condannati a 6 anni e 10 mesi) e Daniele Moroni (condannato a 7 anni e 6 mesi) contro il verdetto che la Suprema Corte - quarta sezione penale - pronunciò il 13 maggio 2016.  

 

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«È del tutto assente - si legge nelle ordinanze depositate oggi dalla terza sezione penale - l’errore di fatto attribuito al giudice di legittimità», il quale ha invece «diffusamente argomentato» sulla «rideterminazione della pena» effettuata in sede di appello-bis, «ritenendola conforme a legge ed adeguatamente giustificata, tenendo anche ben presente i contenuti dell’imputazione, le singole posizioni degli imputati e le condotte loro attribuite, nonché i contenuti della decisione delle sezioni unite», con la quale la Cassazione, nell’aprile 2014, dispose un nuovo processo d’appello per la rideterminazione delle pene 

 

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«Le pene sono basse, almeno che non ci siano sconti per gli assassini. Avrebbero dovuto dare loro l’ergastolo, prendere la chiave della cella e buttarla via» ha commentato Graziella Rodino, la mamma di Rosario, 26 anni, uno dei sette operai italiani morti dieci anni fa nel rogo della ThyssenKrupp. «Ora - continua Graziella - speriamo che la Germania si sbrighi a rendere esecutiva la sentenza. Non vogliamo aspettare altri dieci anni».  

 

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