Nick Cave userà a scopo commerciale le foto scattate dai fan. Ma senza pagare

Il cantante australiano chiede agli spettatori le loro immagini, per pubblicità e altro. Per il grande fotografo rock Guido Harari “è l’ennesima trovata per sfruttare i fan”

Nick Cave in concerto (Foto Nic Fildes)


Pubblicato il 20/10/2017
Ultima modifica il 20/10/2017 alle ore 09:13

Prima i complimenti: “Con i vostri smartphone state realizzando alcune delle migliori foto in concerto mai viste. Ne abbiamo postate alcune su Instagram e sono davvero straordinarie. Sono intense, viscerali e dinamiche, colgono perfettamente l’istante. Sono davvero una nuova forma di fotografia rock ‘n’ roll, grezza e coinvolgente, che non si basa sulla pura osservazione, ma piuttosto sull’esperienza totale del momento”. Poi è la volta dell’offerta: “Nick Cave and the Bad Seeds sono sempre alla ricerca di fotografie per uso promozionale. Ci piacerebbe utilizzare le vostre”.  

 

Nel 2015, Cave ha perso in un incidente il figlio Arthur e si è ritirato dalle scene per qualche tempo; ora torna con un grandioso tour mondiale, accompagnato dall’affetto dei suoi fan. Che appunto scattano molte foto con gli smartphone, e spesso di qualità eccellente, un po’ perchè la tecnologia progredisce, un po’ perché sono assai più numerosi dei fotografi accreditati ai concerti. Così è arrivata l’idea di utilizzare le loro immagini per il materiale che la band fornisce alla stampa, e chissà forse anche per copertine di dischi, t-shirt, poster. Fin qui tutto bello, si rafforza l’idea di comunità, si lusinga l’ego di chi vede la sua foto scelta dal musicista che ama. Nel post su Facebook manca solo un dettaglio: il pagamento.  

 

E un grande fotografo rock italiano, Guido Harari, ha scritto a sua volta un post. “Sfogliando Facebook o Instagram siamo ben consapevoli del fatto che alcune delle più efficaci e pregnanti immagini in concerto siano ormai appannaggio esclusivo di quei fans che, pagando denaro sonante per avere accesso al cuore dell’azione, cioè al fronte del palco (e per tutta la durata di un concerto, non solo per i primi due-tre brani), riescono addirittura a fondersi con l’artista e a coglierne l’essenza in maniera unica e totale”. Harari, che ha nel suo portfolio nomi come Leonard Cohen e Kate Bush, Peter Gabriel e Lou Reed, si riferisce alla pratica comune di ammettere i fotoreporter ai concerti solo per qualche minuto, di solito all’inizio dei concerti, nello spazio immediatamente sotto il palco. Ambitissimo, e dunque monetizzabile: per questo oggi non viene più lasciato libero, ma venduto in anteprima ai fan più accesi, magari in un pacchetto che prevede anche l’incontro con il musicista o la firma del disco. Harari facile gioco nel ricordare che “l’esperienza della musica va vissuta nel momento e non necessariamente con l’occhio incollato a un display”, ma vediamo tutti che la dimensione sociale della condivisione sorpassa oggi anche il piacere di vivere in prima persona un momento unico come un concerto.  

 

Da fotografo con 45 anni di esperienza, però Harari va oltre e sottolinea il vero problema di questa iniziativa di Nick Cave, definendola “l’ennesima trovata per sfruttare i fan a un livello superiore”. Altre volte il materiale dei fan ha dato vita a esperimenti interessanti, e ad esempio i Radiohead hanno costruito un intero dvd live con gli spezzoni di un concerto registrati dagli spettatori, e prima ancora erano stati i Beastie Boys a fare qualcosa del genere. Ma erano esperimenti con una precisa valenza artistica, e concordati in anticipo con i fan, mentre stavolta pare che l’intento sia diverso: “Ci sono tutti gli elementi per individuare un tentativo di uso e abuso gratuito, da qui all’eternità, delle immagini scattate dai fan. Davvero basta poco per perdere stima e rispetto di questo genere di artisti e relativi manager. Se si tratta veramente delle “migliori foto in concerto del pianeta”, allora queste meritano rispetto e, senza ombra di dubbio, vanno giustamente pagate”, conclude Harari.  

 

 

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