“Salvator Mundi”, il mistero del Cristo ritrovato di Da Vinci va all'asta per 100 milioni di dollari
Perso due volte poi ritrovato sessant'anni fa celato da un restauro poco accurato, pagato appena 45 sterline. Il 15 novembre andrà all'asta da Christie's a New York il Salvator Mundi, l'ultima opera di Leonardo da Vinci ancora in mani private.
Un olio su tela così speciale da aver raggiunto la più alta stima mai proposta dalla casa d'aste: 100 milioni di dollari, un prezzo base che potrebbe lievitare con molta facilità considerando i misteri che custodisce. «Salvator Mundi è il dipinto più iconico tra gli artisti del mondo, forse il più famoso a livello mondiale. Creato circa 500 anni fa, il capolavoro arriva per la prima volta sul mercato e potrebbe segnare un record», fanno sapere da Christie's.
Per gli esperti non c'è dubbio che il quadro sia autentico e considerano il suo ritrovamento «la scoperta di un nuovo pianeta». Secondo il critico d'arte Alastair Sooke, a occhio nudo «se ne percepisce la qualità: la sfocatura fumosa e evanescente nei contorni del viso, l'intrecciamento dei capelli e la luminosità». Ma c'è un particolare che non mette tutti d'accordo. Si tratta della sfera di cristallo che Cristo tiene nella mano sinistra.
Qui la luce non si percepisce se non grazie a dei puntini bianchi che conferiscono profondità alla sfera. Ma «il vetro o il cristallo solido producono immagini ingrandite o invertite se si tratta di una lente. E invece Leonardo ha dipinto quella palla come se fosse una bolla di vetro vuota in cui la luce non si riflette e non distorce l'immagine che si vede dietro la trasparenza», sostiene Walter Isaacson, intervistato dal Guardian.
Insomma, un errore grossolano o «un'anomalia sconvolgente» per un genio artistico, scienziato, inventore e ingegnere che proprio negli anni in cui ha dipinto il Salvator Mundi «stava studiando quasi ossessivamente i fenomeni ottici e di rifrazione della luce. Ha riempito quaderni con diagrammi di luce che rimbalzano intorno ad angoli diversi ma non ha scelto di dipingere la sfera in quel modo». Perché? Un particolare che ha messo in discussione l'attribuzione dell'opera, che potrebbe appartenere alla scuola di Da Vinci ma non a Leonardo in persona, ma che ha anche aperto la strada a spiegazioni più fantasiose. Che sia stato fatto apposta per sottolineare i poteri miracolosi delle mani di Cristo? Oppure per nascondere chissà quale indizio o messaggio? Un mistero alla Dan Brown che con il Codice da Vinci ha fatto la sua fortuna.
Non a caso dopo una battaglia a sei zeri, la Paramount Pictures si è aggiudicata i diritti di produzione del libro su Da Vinci scritto proprio da Isaacson e lo produrrà insieme a Leonardo Di Caprio, che intende anche interpretare il suo omonimo maestro toscano.