Tre porzioni al giorno di frutta e verdura per stare bene e in salute


Pubblicato il 20/10/2017
Ultima modifica il 20/10/2017 alle ore 08:25

Quanta frutta e verdura dovremmo consumare ogni giorno per stare bene in salute? Secondo uno studio recentemente pubblicato su Lancet basterebbe consumarne dalle tre alle quattro porzioni ovvero una quantità pari a circa 375-500 g ogni giorno, privilegiando la frutta o comunque la verdura cruda. In questo modo, secondo lo studio, si arrivano a registrare i tassi più bassi di mortalità, mentre il consumo di quantità superiori non ha apportato altri benefici di sorta.  

 

«Il lavoro pubblicato da Lancet è un importante studio epidemiologico che coinvolge gruppi di ricerca in quasi tutto il mondo- precisa Laura Dugo, Professore associato di chimica degli alimenti corso di Laurea di Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana, Università Campus Bio-Bedico di Roma -. Lo studio, guidato dal canadese Population Health Research Institute, si propone di correlare il consumo di frutta, verdura e legumi con l’incidenza di malattie cardiovascolari in 18 paesi, coinvolgendo dunque insieme all’Europa, gli USA la Cina ed il Giappone, ma anche regioni del mondo fino ad adesso meno studiate in questo ambito come il Medio Oriente, il Sud America, il sud dell’Asia e l’Africa. Lo studio ha coinvolto un numero impressionante di soggetti (135335) arruolati nell’arco di 10 anni e sottoposti a follow up fino a marzo di quest’anno. I dati ottenuti da questa immensa indagine forniscono interessanti novità riguardo alle attuali conoscenze sull’importanza nutrizionale di frutta, verdura e legumi». 

 

Come portare in tavola tali quantità?  

Le conclusioni ottenute dal lavoro di ricerca sono senz’altro interessanti, anche se pongono interrogativi pratici: lo studio spiega che una porzione di frutta e verdura dovrebbe pesare circa 125g, mentre una porzione di legumi dovrebbe pesare almeno 150g. Per rispettare i termini di questo studio, quindi, bisognerebbe consumare una mela, una pera, un’arancia, un paio di mandarini o di kiwi a colazione o come spuntino di metà mattina o pomeriggio, un’insalata meglio se realizzata con verdure a crudo e infine i legumi a cena, per esempio consumando una minestra di lenticchie o fagioli.  

 

La professoressa Dugo però non può non ammonire: «Se fino ad oggi la letteratura mondiale sembrava concorde sull’importanza delle cinque porzioni al giorno, PURE (Prospective Urban Rural Epidemiology), questo il nome dello studio, sembra abbassare questa soglia.  

 

Bastano quindi tre porzioni al giorno di vegetali vari per scongiurare il rischio di ictus o infarto? Magari fosse così semplice. I dati dello studio sono senza dubbio solidi e prendono in considerazione una molteplicità di variabili come l’età dei partecipanti, il fumo, lo stato socio-economico, ma inevitabilmente rimane la difficoltà di interpretazione di dati ottenuti da un così grande campione di popolazione mondiale. Nonostante la significatività statistica dei dati rimangono alcune domande aperte riguardanti dose, tipo e modalità di consumo degli alimenti in questione- sottolinea ancora la professoressa Dugo- Lo studio si riferisce genericamente a frutta, verdura e legumi senza approfondire il tipo specifico degli stessi, ed è facilmente immaginabile come la frutta consumata in nord America sia diversa da quella del sud est asiatico. 

 

Allo stesso modo non è stato preso in considerazione l’impatto che le condizioni di crescita dei vegetali, così come l’eventuale utilizzo di pesticidi, potrebbero avere sulle qualità nutrizionali dei cibi e sullo stato di salute dei consumatori. Sempre in tema di differenze culturali, inoltre, i metodi di cottura tra i diversi paesi sono senza dubbio molto eterogenei, senza considerare l’utilizzo abituale nella dieta dei condimenti più diversi dagli oli vegetali alle spezie, anch’essi ricca fonte di principi attivi con attività biologiche. In breve, avere risultati certi e conclusivi in nutrizione non è un’impresa semplice».  

 

La difficoltà principale  

Al di là delle linee guida e dei consigli alimentari che derivano da questo o quello studio il problema principale, forse, sta nell’allestire piatti che contengano le quantità giusta di frutta, verdure e legumi. Un problema, soprattutto quando si ha poco tempo da dedicare alla spesa e ai fornelli.  

 

Da più parti, inoltre, si denuncia il costo eccessivo di frutta e verdura, prodotti sempre più difficili da ottenere anche a causa delle avversità meteorologiche, che davvero non aiutano l’agricoltura. Proprio per questo bisognerebbe cercare di rispettare il più possibile la stagionalità dei prodotti, per portarne in tavola di qualità, al giusto prezzo.  

 

La professoressa Dugo, infatti, sottolinea ancora una volta: «L’aspetto economico della questione non è affatto trascurabile: i costi di frutta e verdura freschi e di qualità possono essere proibitivi per alcune fasce di popolazione. Il cibo economico e di peggiore qualità nutrizionale può sfamare una famiglia dalle disponibilità economiche limitate con un impatto disastroso sulla salute nel lungo periodo. Tutto ciò è paradossale, ma una triste realtà non soltanto in paesi in via di sviluppo ma anche nelle fasce socio-economiche più basse dei paesi europei o del nord America.  

 

I consumatori più ricchi e più esigenti d’altra parte pretendono di trovare ogni tipo di vegetale a ogni latitudine e tutto l’anno, con un dispendio in termini di risorse energetiche ed economiche difficilmente giustificabile a fronte delle reali esigenze nutrizionali, ma piuttosto frutto di tendenze gastronomiche del momento. I consumatori sono in genere sempre più attenti ed esigenti in termini di informazioni pratiche sul cibo- conclude la dottoressa Dugo- La mia opinione è che alla base di tutto, la parola chiave da tenere a mente dovrebbe essere “quantità”. I dati statistici più recenti dimostrano che purtroppo in Europa e in Italia è in crescita l’obesità negli adulti ma anche nei bambini, trovo quindi che introdurre la sana abitudine di consumare anche solo 3 porzioni di frutta e verdura tutti i giorni nella dieta di tutta la famiglia sarebbe già un grande risultato. 

 

Altro aspetto da non sottovalutare è la quantità totale di cibo, di qualsiasi origine, che viene consumato nell’arco della giornata. Basterebbe semplicemente mangiare tutti meno per vivere più a lungo in buona salute, come del resto è stato ampiamente dimostrato da tantissimi studi scientifici sulla restrizione calorica e il digiuno. Eliminare completamente un certo tipo di alimento dalla dieta, così come mangiare una quantità elevatissima di qualcosa di notoriamente sano, non ci garantisce una vita lunga e senza malattie, basterebbe mangiare tutto ma nelle giuste proporzioni. E sono proprio queste proporzioni che pare sia difficile trovare nella vita di tutti i giorni, in cui piuttosto che addentare una mela ci buttiamo sulla merendina, perché il cibo non serve solo a sfamarci ma svolge un ruolo ben più complesso di regolazione dell’umore e di interazione sociale.  

 

Lo studio aggiunge un tassello importante alle conoscenze attuali in nutrizione, serve a convincerci ulteriormente che consumare vegetali freschi, di stagione e per quanto possibile crudi, ci porti sulla buona strada di una vita più lunga e più sana. La comunicazione globale potrebbe fare di più per promuovere le sane abitudini alimentari nella popolazione fin dall’infanzia, sfruttando le conoscenze scientifiche ormai vaste a supporto del ruolo fondamentale nella dieta sulla salute». 

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