Il padre non era informato dei brutti voti del figlio: il Tar annulla la bocciatura
Nella foto d’archivio alcune studentesse controllano i tabelloni in cui sono segnate le ammissioni e le bocciature al nuovo anno
Come una pallina da ping pong. Si sposta di scuola a seconda delle esigenze dei genitori separati. Prima a Gorizia, poi a Trieste, quindi ancora in riva all’Isonzo. I risultati scolastici sono altrettanto altalenanti: bocciato in prima media, promosso senza particolari patemi l’anno successivo, quando l’ha ripetuta. Altro brusco stop alla fine della seconda, ma stavolta a garantire la promozione ci pensa il Tar del Friuli Venezia Giulia, che accoglie il ricorso del papà.
«Non mi hanno informato della progressiva mancanza di impegno e applicazione», contesta l’uomo. E i giudici gli danno ragione: «La scuola ha violato le precise indicazioni contenute nella circolare ministeriale 5336/2015, volta a tutelare la bigenitorialità in ambito scolastico». Del negativo andamento del ragazzo, infatti, i professori e la dirigente aveva «relazionato esclusivamente alla madre, ben sapendo - rilevano i giudici - che era stato disposto l’affidamento congiunto a entrambi i genitori». «La scuola - sottolinea ancora il Tar - era ben consapevole delle difficoltà che il ragazzo incontrava in dipendenza dalla difficile separazione della coppia, sfociata in una situazione fortemente conflittuale tra i coniugi».
Risultato? È stata presentata una diffida alle autorità scolastiche per spostare, con effetto immediato, il ragazzino in terza, così da poter sostenere gli esami finali a giugno: non però nel vecchio istituto - dove ha collezionato solo bocciature -, ma nel plesso in cui è stato iscritto lo scorso settembre.
L’inattesa promozione arriva al culmine di un periodo sconfortante sotto il profilo dell’impegno dell’allievo: «La sua situazione è peggiorata nel corso dell’anno poiché - afferma la scuola, estrapolando dalla sentenza del Tar - ha manifestato poco impegno, scarso interesse e atteggiamenti non collaborativi. Nonostante gli interventi degli insegnanti, mirati a recuperare la delicata situazione dello studente - concludono i professori -, egli non si è dimostrato disponibile a concretizzare positivamente con risultati adeguati, aggravando la sua posizione con reiterate assenze».
Secondo il Tar, però, «il comportamento omissivo della scuola ha impedito al padre del ragazzo, ove tempestivamente informato della situazione scolastica del figlio, di adottare una serie di rimedi», come era successo in un precedente anno scolastico, concluso con esito positivo quando il giovane è stato seguito dal papà e ha evidenziato capacità di recupero.
«Era molto combattuto se ricorrere alla giustizia per vedere riconosciuti i propri diritti - fa l’avvocato dell’uomo, Alessandro Tudor -: alla fine ha scelto di dare battaglia per l’amore che nutre nei confronti di questo ragazzino, che avrebbe voluto aiutare. Una circostanza che gli è stata impedita dalla totale assenza di comunicazioni. Nell’unico colloquio con i docenti, cui si è presentato personalmente, gli avevano parlato di difficoltà generiche, comunque superabili. Ha saputo della bocciatura solo dai tabelloni esposti alle vetrate della scuola».
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